Tutto si può dire tranne che stasera siano mancate le emozioni.
Il Napoli inciampa e perde. Meritatamente.
L’inizio non promette male.
Approccio positivo, solita voglia unita a qualità e intensità.
La Lazio accusa. Il Napoli crea ma continua a peccare negli ultimi sedici metri.
Olivera lancia Kvara. Casale rompe la linea. Kvara gli rompe la schiena.
Il palleggio azzurro è il solito e regala zuccherini alla platea.
Al minuto 13° testa di Osimhen e palla a fil di palo.
Il possesso palla è azzurro e la gara la fa il Napoli ma l’occupazione degli spazi è più problematica del solito.
Al minuto 20° Kvara spara una sassata, Provedel si dona una buona dose di autostima.
La gara è piacevole ma non esaltante.
Lobotka è più libero ma meno servito. L’impostazione del gioco è affidata a più azzurri che vengono pressati, a turno, da
Kamada e Luis Alberto.
Il gioco pian pianino ristagna. Forse qualche cambio gioco in più l’avrebbe vivacizzato.
AL minuto 29° la doccia gelata.
Olivera, inizialmente scavalcato, recupera. Felipe Anderson serve Luis Alberto completamente dimenticato da un Anguissa in gita in area da rigore e Lazio in vantaggio.
La paura non ha il tempo di concretizzarsi.
Zielinski va incontro ad una carambola difensiva ed entra in possesso palla al limite dell’area di rigore.
Impossibile in quell’istante non pensare alle sue qualità di tiratore e alla scarna statistica da marcatore.
La riflessione vive pochissimo. Giusto il tempo di far percorrere qualche passo al polacco.
La palla in rete riporta la gioia al Maradona.
Ma la Lazio sembra lontana parente di quella vista nei primi minuti. Alza la testa e mostra il suo sguardo duro.
Felipe Anderson che sguscia tra Olivera e Lobotka ci fanno rivedere i fantasmi di Champions contro il Milan. Juan Jesus ne cambia il finale.
Si va al riposo con il risultato di parità.
Il secondo tempo dona subito due occasioni. Una per parte.
Al minuto 52° la frittata è servita.
Un generoso Zielinski, ancora una volta tra i migliori in campo, perde una sanguinosa palla a metà campo su pressione di Felipe Anderson.
Il brasiliano ruba palla e schizza.
Velo di Luis Alberto e un liberissimo Kamada batte Meret.
Il Napoli si slega.
AL minuto 64° Mario Rui e Raspadori rilevano Olivera e Kvaratskhelia.
Al minuto 68° Zaccagni triplica. Guendouzi, indisturbato nel cuore del centrocampo, lancia l’esterno nello spazio.
Un millimetrico fuorigioco salva il Napoli.
Si resta sull’1-2 ma la Lazio palesa coraggio e sfoggia la sua qualità di palleggio.
Guendouzi ha il dente avvelenato, vuole la rete. E se la prende.
Ma al Maradona si grida al miracolo. Seconda marcatura annullata alla Lazio in pochi minuti.
Il fuorigioco c’è. Anche se in telecronaca, incredibilmente, esprimono dubbi.
Lo svantaggio resta minimo ma il Napoli ha seri problemi di “rimorchio”.
Ma il Napoli è alle corde. E’ sfilacciato.
La linea difensiva comunica direttamente con l’attacco. La mediana non risponde al telefono.
Anguissa non ne azzecca una. Ma Garcia non se ne accorge.
Napoli lunghissimo e stanco.
Poco movimento e idee sempre più confuse.
Entra Lindstrom, prova subito una sgroppata. Lo sguardo di Osimhen palesa smarrimento.
Anguissa perde uno, due tempi di gioco e mette il timbro alla sua disastrosa partita con un maldestro passaggio finito comodamente tra i piedi laziali.
Rovesciamento di fronte e Zaccagni fa l’Insigne: minuto 84° e tris sfiorato.
Pedro quattro minuti dopo riporta, ancora una volta, la Lazio davanti alla porta napoletana con gli azzurri, arrembanti, nell’altra metà campo.
Lindstron spara alle stelle le ultime speranze azzurre.
Finisce così, con una sconfitta in casa e zero punti in tasca.
Ma, più che i punti, da ritrovare e pure urgentemente è un’identità stasera smarrita.