Da metronomo straordinario, equilibratore di gioco imprescindibile, faro indispensabile del centrocampo, ad inutile rincalzo, espressione flemmatica di uno stile ormai passato, specchio di fragilità fisica deleteria.
La convinzione corre ormai veloce sulle bocche di chi ama commentare il calcio nel capoluogo campano: Jorginho non serve più al Napoli. Ma è davvero così? Non scherziamo.
Come al solito questa piazza adora gli eccessi, vi si crogiuola all’interno ignorando i danni che ne conseguono.
Jorginho, reduce da un’ottima esperienza al Verona, approda a Napoli con la speranza di potersi affermare nel calcio che conta. Il brasiliano mostra buon tecnica ed un fisico purtroppo gracilino. Nel corso del tempo lo migliora, lo irrobustisce, lo potenzia, ed il primo anno alla guida di mister Sarri lo certifica centrocampista indispensabile dello scacchiere del mister toscano. Le lodi fioccano, così come i sette in pagella. Il Napoli ha finalmente trovato la sua mente in mezzo al campo. Lo dicono tutti i comuni mortali, lo sostengono a gran voce gli addetti ai lavori. Noi non abbiamo mai sposato quegli eccessi. Jorginho non è mai stato un fuoriclasse del ruolo, non ha mai eguagliato le gesta artistiche dell’architetto Pirlo, ma ha vestito (e bene) i panni di un buon geometra. Il centrocampista azzurro ha saputo raccogliere gli elogi ed i complimenti della passata stagione dando la possibilità all’autostima di proliferare.
Poi, giunge in maglia azzurra un giovanissimo ragazzone dalla pelle nera che ad inizio stagione siede comodamente in panchina: Diawara. Jorginho sente salda la sua poltrona, non avverte minacce attorno a sé. Almeno fino a quando Maurizio Sarri non reputa matura la posizione del calciatore guineano che, finalmente, debutta in maglia azzurra. Diawara sorprende tutti per strapotere fisico, posizionamento e precisione nei passaggi. La titolarità di Jorginho è seriamente messa in discussione.
Ma la lettura del fatto non è “normale”, non è inclusa tra gli eventi ritenuti ordinari. Nella valutazione degli accadimenti legati al Calcio Napoli non e’ contemplata la parola “equilibrio”: nella specifica valutazione tecnica del parco giocatori da un lato si auspicano nuovi arrivi di qualità in maglia azzurra affinchè si innalzi la qualità tecnica e numerica di una squadra considerata ormai di vertice, dall’altro lo scettro di acquisto di qualità sembra poter appartenere ad un solo calciatore per ruolo, per cui, salito sul podio delle preferenze Diawara, Jorginho non ha potuto che essere apostrofato come elemento superfluo ed inutile.
Non è un caso che qualcuno abbia già azzardato per il brasiliano umore sotto i tacchi, insoddisfazione, frustrazione e addirittura voglia di lasciare Napoli già a gennaio. Può un calciatore essere esaltato e ritenuto indispensabile in un determinato momento, per poi essere considerato assolutamente inappropriato in un momento appena successivo? Da fenomeno a brocco in pochi mesi può essere una trasformazione plausibile?
La verità è che il Napoli aveva trovato un buon giocatore, lo aveva pagato relativamente poco, ne aveva migliorato le qualità tecniche, tattiche e fisiche, ne aveva accresciuto l’autostima e il valore di mercato. E’ bastato arrivasse in rosa un’alternativa di tutto rispetto per aprire ad uno scenario che, al momento, costringe a ricominciare tutto daccapo. A partire da stasera?