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Comunicazione

Quell’utopia chiamata obiettività

Il tormentone si è ripetuto ciclicamente come lo scioglimento del sangue di San Gennaro: il Napoli è stato massacrato. Dai tifosi inviperiti per la scialba prestazione in terra belga, ma anche da tanti addetti ai lavori che già paventano all’orizzonte divorzi eccellenti.

Noi, dopo aver smaltito il pieno di amaro ingerito mercoledì sera, ci chiediamo: perché si fatica così tanto a recuperare la lucidità necessaria per evitare di essere incongrui, ingrati, fuorvianti e soprattutto ingiusti?

Una cosa va detta senza veli: il problema non sono solo i tifosi, umorali come se vivessero una perenne sindrome premestruale e frustrati da una vittoria attesa da troppo tempo. Anche una cospicua fetta di lavoratori della comunicazione non è esente da responsabilità. Esiste un allineamento ben preciso di professionisti preposti che indirizza i propri convincimenti e le conseguenti esternazioni pubbliche verso la distruzione di un qualcosa che, inevitabilmente, fatica poi a consolidarsi.

Le posizioni assunte a seguito di prestazioni del Napoli poco edificanti assomigliano tanto a quei rimproveri per niente costruttivi che genitori poco evoluti destinano ai propri figli. Sentenze crude, dirette, atroci, pesanti. Un assillo mediatico che non aiuta, anzi, mortifica una personalità in costruzione e ne rallenta il processo evolutivo.

E, la cosa più raccapricciante, è il velo di compiacimento che traspare nei divulgatori, una patina sottile che rende più evidenti e dolorose le osservazioni critiche che però si impregnano anche di una gratificante autoreferenzialità.

Ma esiste anche chi, di default, opera in direzione diametralmente opposta, difendendo a prescindere, essendo sempre impegnato in una sorta di esaltazione precostituita di tutto quanto appartenga alla S.S.C. Napoli. Nuovi acquisti che vengono dipinti come campioni, acclarati o prospettici; fallimenti sportivi resi meno amari da una dialettica infiocchettata e disgustosamente diabetica.

Ecco – dunque –  che si creano due filoni: quello difensivista e quello offensivista, quasi come se a confronto vi fossero Giovanni Trapattoni e Maurizio Sarri. Il Napoli è sballottato, gettato in pasto al pubblico da una frangia e disperatamente trascinato verso la salvezza, dall’altra.

E la verità?

Aleggia o, ben che vada, serpeggia, insinuandosi tra ricostruzioni distorte e fuorvianti.

Il sostanza, sbagliano tutti. Sbaglia chi all’occorrenza ne decanta qualità non così evidenti, sbaglia chi ne enfatizza e drammatizza criticità appena accennate. Ma sbaglia anche chi non sa aspettare. I primi li ignoriamo. Agli ultimi dedichiamo invece la chiusura della nostra stesura epistolare:

il Napoli è attualmente quarto in campionato e 6 punti dall’Inter capolista e con la possibilità concreta che all’indomani della prossima giornata di campionato il distacco dalla vetta possa essersi ridotto (anche notevolmente). Dopo due giornate di Champions League è primo in classifica davanti al Liverpool. Forse ancora una volta si è perso l’equilibrio?

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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