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Sbagliando si impara, o almeno così dicono. Durante il primo tempo contro l’AZ, gli azzurri sembrano aver fatto propri questi insegnamenti; soprattutto Mertens, molto più in partita rispetto alle recenti prestazioni (nonostante le timbrature sempre puntuali). Poi, il buio.

Nessuno poteva immaginare che la seconda frazione di gara ripresentasse i fantasmi atavici del Napoli formato EL: svagato, molle e supponente. Eppure, così è stato e se oggi non si parla di una disfatta completa è solo grazie al rigore parato da Ospina.

Sia chiaro, sulla qualità della compagine olandese non si nutrivano dubbi, anche in virtù della partita d’andata. Ma proprio per questo, è ancora più inaccettabile la mancanza di cattiveria dopo un primo tempo tutto sommato ben gestito.

La parentesi contro la Roma sembra lontana anni luce, eppure non sono passati che pochi giorni. Da ciò si evince che le carenze sono sempre le stesse: determinazione e continuità. Doti che non si comprano dal droghiere, ma di cui nemmeno si può giustificare una mancanza così evidente, specie in una competizione che potrebbe essere davvero alla portata degli azzurri.

La disarmante sincerità di Gattuso è apprezzabile, ma da sola non basta: è onesto ammettere che poteva andare peggio, ma urge anche stabilire il punto del lavoro di Rino, se coerente con le aspettative del tecnico stesso e dello spogliatoio tutto. Altrimenti non basteranno le strigliate per svegliare un gruppo assente.

In ultimo, una nota forse insignificante: dopo una prestazione del genere, è piuttosto straniante vedere abbracci e saluti spensierati, a prescindere dai protocolli sanitari. Sia chiaro, non si pretende di rinunciare alla legittima socialità, ma quantomeno di mostrare un po’ di rabbia.

Rabbia che dovrebbe partire in default, quando ci si rende conto di sprecare occasioni importanti in una competizione che, ricordiamo, nessuno degli azzurri visti in campo ha nel palmares.

Siamo sempre stati disposti ad accettare il risultato del campo dopo aver visto magliette sudate e cuore gettato oltre l’ostacolo.

Non siamo più disposti a tollerare passivamente sufficienza e stravaganza. In tal caso (e questo è il caso) ci asteniamo dal giudizio. Per protesta.

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Aspirante scrittore, ossessionato dal cinema, dal Napoli e dalla lettura. Precario emigrante in virtù dell’affitto da pagare.
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