A mente fredda proviamo a fare una analisi ancora più lucida di quella fatta ieri.
Gattuso ha saputo che la società ha contattato altri allenatori e ci è rimasto male.
Ha ribadito che lui, pur avendo avuto richieste non si è seduto al tavolo con nessuno, lasciando indirettamente capire che non avrebbe dovuto farlo nemmeno la società che attualmente lo paga.
Ha accusato anche parte di stampa rea di essere troppo critica nei suoi confronti e di aizzare piazza e proprietà. O, peggio ancora, essere veicolo della società stessa.
Ha assolto tutti i suoi calciatori, oggettivamente, totalmente dalla sua parte.
Qui il punto non è il rapporto squadra-tecnico e non sono nemmeno i risultati della squadra, altalenanti si ma assolutamente in linea con i programmi.
Il punto è semplicemente che la società, guardandosi intorno ha palesemente delegittimato il suo allenatore, lo ha messo in discussione e gli ha indirettamente comunicato il suo malcontento e le sue perplessità in merito al futuro.
Non che i sondaggi in questo mondo non si facciano o non si debbano fare, ci mancherebbe. E’ inevitabile. Anzi è giusto programmare quando si gestiscono società così importanti ma, certe ripercussioni, sono poi inevitabili.
Le illazioni secondo cui poi la società si sarebbe servita di parte di stampa per delegittimare il tecnico e metterlo nella condizione di andarsene senza esporsi in prima persona lasciano il tempo che trovano.
Sarebbero – qualora corrispondessero a verità – squallide e specchio di un provincialismo comportamentale mai guarito ma, ai fini della sostanza, non avrebbero cambiato le carte in tavola:
Il Napoli non è contento del lavoro di Rino Gattuso. Non solo. Non è contento dell’area tecnica tutta. Non è soddisfatta delle operazioni di mercato, soprattutto quelle onerose che non hanno visto poi i calciatori interessati essere oggetto di utilizzo e, dunque, valorizzazione dei rispettivi cartellini. Il nodo è tutto qui.
La questione che conta più di tutte è comunque quella relativa al campo: ritrovarsi con una squadra compatta che fa gruppo col proprio tecnico ed una società che non ne condivide l’operato.
Che fare, dunque?