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Atalanta-Napoli: rivalità, speranze e reminiscenze juventine

Atalanta-Napoli non è mai una gara qualsiasi. Lo dice l’attesa che precede ogni scontro tra le due compagini, lo dice il solito ritmo feroce con cui si vivono le gare, ma lo dice anche la storia di una rivalità tra le due città mai regredita nel corso del tempo.

Seppur Bergamo – e la bergamasca – siano la patria delle rotatorie stradali, l’incontro di oggi rappresenta per il Napoli un incrocio molto pericoloso. Il catino degli orobici non è stato mai facile, un campo di battaglia dal sapore multiplo ma spesso acre. Il Napoli vi arriva di corsa, lanciato a cento all’ora dalla convincente vittoria in campionato con l’ottimo Chievo Verona e L’entusiasmante esibizione di mercoledì sera in Champions League. Un mix apparentemente esilarante che apre però squarci di preoccupazione. Troppa sicurezza nei propri mezzi e dispendio ravvicinato di energie fisiche e nervose non dipingono mai un quadro dai colori distensivi. Sarri lo sa, ed è questo il motivo per cui in settimana lo si è visto più preoccupato del solito. Ma torniamo a Bergamo.

La città, di per sè, è molto carina, a misura d’uomo, curata, dall’alto tasso di vivibilità. Una cittadina tranquilla la si potrebbe definire. Una tranquillità che quando arriva il Calcio Napoli si dissipa come la polvere  spazzata via dalla bora. Il Napoli ed i napoletani fanno scattare la spia dell’allarme. Astio, odio sportivo (e forse non solo), accanimento, disprezzo. Quando il napoletano giunge nella cittadina lombarda munito di una sciarpa di colore azzurro respira tutto ciò. E i polmoni – è una certezza – si intossicano in tempi record.

Un accanimento che al di là di ogni inopportuno studio antropologico non abbiamo mai condiviso, ma il calcio in Italia è anche questo. Facciamocene una ragione e accendiamo il tasto del sarcasmo: siamo certi che la rivalità tra Napoli e Atalanta dipenda dal fatto che in questa faccenda vi siano reminiscenze juventine: in origine i colori sociali dei bergamaschi erano il bianco e il nero espressi attraverso una casacca a strisce verticali (soltanto In seguito alla fusione avvenuta nel 1920 con la Bergamasca l’Atalanta adotta i colori sociali nerazzurri: viene eliminato il bianco, colore comune delle due squadre, e portato in dote alla nuova divisa sociale l’altro rispettivo colore, nero per l’Atalanta, azzurro per la Bergamasca). Una città, dunque, sportivamente non propriamente  ospitale.

Lo stadio, poi, è una piccola arena, forse proprio come la desidera il patron azzurro Aurelio De Laurentiis per il suo Napoli: circa 25000 posti a sedere rivolti verso il terreno di gioco senza l'”intromissione” di una pista di atletica che acuisce la distanza tra gli attori e gli spettatori. Un calore, quello offerto ai beniamini di casa, che diventa grandine per gli avversari. Il focolare del tifo nero-azzurro si raggruppa ovviamente in curva, che poi curva non è. La pianta rettangolare dello stadio obbliga a gradinate rettilinee che però pullulano di calore e colori.

La città è solitamente fredda, sia dal punto di vista climatico che ambientale, ma la curva esprime temperature in controtendenza. Il Napoli dovrà essere molto attento e concentrato per far si che la bella Dea Atlanta ritratta nel logo dei bergamaschi finisca la sua elegante corsa sul putrido ma imbattibile ciuccio.

Gli azzurri sono troppo lanciati per far si che la propria corsa faccia tappa nella graziosa cittadina lombarda. Appuntamento alle ore 15 allo stadio “Atleti azzurri d’Italia”. La speranza è che i veri atleti azzurri siano quelli del Napoli.

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Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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