La sua poca inclinazione ad una gestualità corporea e la rigidità espressiva del volto ne fanno una sagoma simile alle sculture egizie.
Ma in conferenza stampa non occorre sciorinare balletti, e quelli espressi non sono mai geroglifici incomprensibili. Maurizio Sarri, tornato a parlare in conferenza stampa dopo un lungo periodo di silenzio,
ha lanciato messaggi forti e chiari, come suo solito. Ma stavolta lo ha fatto supportato da un foglietto, bianco, insignificante, fino a prima che lo riempisse della sua storia recente. L’allenatore del Napoli lo aveva preparato con cura minuziosa, forse allo stesso modo con cui prepara le gare del suo Napoli, e forse anche con lo stesso orgoglio.
In sala stampa attende la domanda giusta per farlo diventare protagonista. L’assist gli è servito dall’inviato di Mediaset Premium che gli gira i complimenti di un maestro di calcio come Arrigo Sacchi.
Maurizio Sarri ascolta assorto e marpione, con lo sguardo chino, poi si tocca la punta del naso, quasi a voler dimostrare di esser pronto a sfoderare la sua sciabola.
Lo sguardo, prima di piombarsi definitivamente sul foglietto, non è diretto al suo interlocutore, si perde nel vuoto, forse per godere degli highlight della stagione che sta per terminare, senza dubbio la più importante della sua carriera.
La domanda termina, il saltello verso il prezioso documento è istantaneo e non lascia spazio ai preamboli:
Possesso palla: 1) Napoli, 2) Fiorentina;
Giocate utili: 1) Napoli, 2) Inter;
Baricentro: 1) Napoli, 2) Roma;
Tiri in porta fatti: 1) Napoli, 2) Juventus;
Occasioni da gol 1) Napoli, 2) Roma;
Tiri dentro subiti: 1) Napoli, 2) Juventus;
Una sequenza gratificante di dati, la proclamazione di un percorso vincente, una sciorinata d’orgoglio.
Una mappa concettuale sbattuta in faccia a tutti coloro covassero, già da adesso, la voglia di gettare fango sulla stagione che volge al termine qualora il Napoli non riuscisse ad arrivasse secondo.
La cospicua sequenza statistica si conclude con una frase prospettica: “Ci manca un pizzico di mentalità per tradurre tutto questo in più punti”.
Il capo del mister torna alto ma non proferisce parola, anzi, è accompagnato da uno sguardo che spegne ogni voglia di commento.
Il messaggio è arrivato chiaro, roboante nella sua schiettezza: Il Napoli, a prescindere se finirà secondo o terzo, sta per terminare una annata straordinaria che non deve lasciare spazio che alla felicità, all’orgoglio e alla speranza di un futuro ancor più roseo.