Ieri sera ho voluto che mio nipote Josef, dieci anni, vedesse in tv la storia di Diego.
Una narrazione impegnativa, ricca di emozioni forti ma anche di controversie, di spigolosità.
Pesante per un bambino così piccolo? Io credo di no. Bisogna conoscere la merda per evitarla, per non calpestarla e non portarcela a casa.
Mi è venuta voglia di farlo dopo che personaggi pubblici di una certa rilevanza mediatica si sono arrogati il diritto di oltrepassare il limite della decenza e del rispetto.
“Era un cocainomane”
E’ stato detto.
Certo, era un cocainomane. Quindi? Chi è un cocainomane? E’ un coglione che assume sostanze stupefacenti per diffondere in giro per il mondo veleno e cattiveria o è un fragile che non sopporta il peso della sua esistenza?
L’accezione negativa, l’astio e il disprezzo con cui ho sentito pronunciare la frase “è un cocainomane” grida vendetta. Scatena la strenua difesa di qualcosa di impalpabile ma pesante, di intangibile ma concreto: l’animo umano.
Un cocainomane non è un uomo forte che sputa collera sul mondo.
E’ un essere umano che non regge le pressioni della vita, è un uomo che non è dotato di forza interiore per gestire i momenti di sofferenza. E’ una persona a cui manca il terreno sotto i piedi ed ha bisogno di aiuto.
Questo non vuol dire giustificare l’assunzione di droga, ci mancherebbe. L’aiuto lo si dovrebbe cercare andando incontro alla vita, non al baratro.
Ma da qui a condannare, criminalizzare, odiare, disprezzare e gettare fango sulle persone, ce ne passa.
Una fragilità va capita, non condannata. Un uomo fragile va aiutato, non gettato via, allontanato dal mondo dei sani.
Già, il mondo dei sani. Ma chi, tra quelli che stanno scaricando su Diego il loro disprezzo, vive davvero nel mondo degli infallibili?
Ci piacerebbe vederlo questo mondo. Lo immaginiamo come una bella cattedrale gotica, con una facciata stupenda e l’interno spoglio e inquietante. Magari con una cripta che conserva scheletri più che spoglie.
Forse si farebbe meglio a lavarsi la bocca prima di esprimere giudizi come se piovessero dall’alto dei cieli.
“Diego non è stato un esempio di vita”
E’ stato detto anche questo.
E’ vero, lui non è stato un esempio di vita. Ma la sua vita è stata un esempio.
Non può e non deve essere un esempio chi non trova la forza in sé per reggere le pressioni della vita, non può esserlo chi si rifugia nella droga per non soccombere, certo, è scontato.
Ma la sua vita deve essere esempio per tutti. L’epilogo della sua vita, soprattutto, così brusco, così doloroso, così inaspettato.
Diego ha corso, corso tanto. Si è ubriacato di eccessi ed è affogato. Ma quella che a tutti è sembrata una corsa allo sballo non era altro che incapacità di respirare in maniera lucida.
La consapevolezza gli faceva vedere, gli faceva ricordare. E lui non ne aveva la forza.
Mi sono chiesto se Diego è morto felice. Non so dare una risposta.
Se penso a Maradona mi vien da dire si. I suoi successi professionali non autorizzano a pensare diversamente.
Se penso a Diego, alle sue fragilità, alla sua incapacità di reggere gli urti, non posso che dire no. Senza quel pallone ai piedi sembrava avere la criptonite al collo.
Diego e Maradona hanno vissuto uno accanto all’altro per sessant’anni senza sfiorarsi mai, facendo sempre in modo che uno non prevalesse sull’altro.
Chissà cosa sarebbe successo se i due si fossero incontrati.
In ogni caso, che la sua esistenza sia da monito a tutti i giovani. Purchè siano capaci di andare oltre le stigmatizzabili dichiarazioni denigratorie che si odono in queste ore.
La vita di Diego ci deve insegnare che per viverla al meglio non basta il talento, ci vogliono le palle quadre anche fuori dal campo, quelle che lui non ha avuto.
Il talento, il calore dei tifosi e l’overdose mediatica gli hanno sempre dato adrenalina per ruggire. Ma a fari spenti Diego ha sempre mostrato la sua vulnerabilità.
Scavando in questo mare apparente di melma, fatto di droga ed eccessi, abbiamo toccato con mano l’esempio: Diego si è mostrato nudo e senza proferire parola ci ha suggerito cosa fare e cosa non fare nella vita.
Un po’ come la serie tv Gomorra, aspra, cruda, volgare e per certi versi inaccettabile ma straordinariamente vera per chi è capace di cogliere l’infima quotidianità e l’amaro epilogo che delineano l’esistenza di chi finisce nelle maglie della criminalità.
Diego, faremo noi in modo che lassù non ti giungano le cazzate che dicono su di te.
Difenderemo noi la pulizia d’animo di un uomo che è sulla bocca di tutti perché ha avuto il coraggio di mostrarsi, di essere fallibile come qualsiasi essere umano, di essere uno di noi. E, con vostra somma sorpresa, anche di voi.
“Se mi invitassero ad un matrimonio prestigioso e mi tirassero addosso una palla sporca di fango la stopperei di petto”.
[Diego Armando Maradona]