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Editoriale

Puzza di bruciato

Abbiamo paura. Tanta paura.

E sentiamo puzza. Tanta puzza.

Mancano cinque giorni a Napoli-Juventus, una gara già di per sé pregna di fascino.

Stavolta la partita con i bianconeri non è una gara, è la gara.

Il Napoli è lanciato, spedito, ma anche comodamente seduto sul trono che lo vede, con grande orgoglio (e indiscutibile merito), primo in classifica.

L’attenzione di tutti – però – è alla gara più imminente, quella sul campo di una Sampdoria convalescente ma fragile, incerottata fino al collo, dolente per le numerose scoppole rimediate in precedenza.

Il Napoli deve tornare a vincere dopo la sconfitta di Milano. E’ questo l’unico pensiero dei supporters azzurri.

Ma l’attesa viene rotta – o quantomeno intaccata – da fatti incresciosi ma purtroppo non nuovi, scatenatesi su di una piazzola dell’autostrada A1, anch’essa, tristemente, già nota.

Ad attirare l’attenzione di tutti, compreso, ovviamente, quella dei media nazionali, una vergognosa guerriglia che vede protagonisti due frange di pseudo-tifosi di Napoli e Roma.

La vergogna si impossessa di noi.

Non noi napoletani ma noi persone perbene.

Si, perché a scorribandare sulle corsie autostradali, tutto c’era, tranne che qualcosa che appartiene a Napoli e Roma.

Ma lo scettro dell’imbarazzo, quello più intimo e profondo, ancora una volta, lo sorregge lo Stato. Inerme, incapace di difendersi a dovere, di imporsi.

I suoi rappresentanti, a cui devono comunque sempre andare i ringraziamenti di tutti noi, in numero esiguo, cercano di barcamenarsi tra una marea disumana che li avvolge, accerchia o schiva per darsele di santa ragione con la fazione nemica.

Le immagini girate tempestivamente dagli immancabili curiosi dotati di smartphone fanno rapidamente il giro del mondo, passando anche per i nostri occhi e la nostra mente, sempre più attonita, e per il nostro cuore, dolente più che mai.

Immagini tristi, tristi assai.

Dèjà vu di dolori antichi, perpetuati, irrisolti.

Poi i proclami, quelli rumorosi, quelli che spifferano una speranza a cui non crede più nessuno.

Si sono contati almeno 300 facinorosi, le porte della galera non si sono spalancate per nessuno, per uno solo di essi obbligo di dimora e firma. Gli altri, scarcerati, per la non applicazione della flagranza differita.

Nel pomeriggio di oggi si è tenuto al Viminale un incontro tra il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il Presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, e quello della FIGC, Gabriele Gravina, per capire se e quali provvedimenti prendere.

L’indicazione sarebbe quella di orientarsi verso il provvedimento che prevederebbe la chiusura delle trasferte per i tifosi di Roma e Napoli, pur non conoscendosi ancora le tempistiche dello stesso.

Se tutto quanto dovesse essere confermato, non ci sarebbe da contestare, da inveire o da protestare. Ma da riflettere, si. E pure profondamente.

Stiamo parlando di uno scenario che lascerebbe più di un dubbio: quello che vedrebbe un Napoli lanciatissimo, primissimo con un ampio margine sulla seconda, prossimo a sfidare proprio la seconda in classifica, con la possibilità di allungare ulteriormente, che non avrebbe nelle gare successive il supporto dei propri tifosi in trasferta.

Una penalizzazione che sarebbe frutto dell’applicazione del principio di responsabilità oggettiva che vede coinvolte le società di calcio secondo l’applicazione delle regole attuali.

Nell’ambito dell’autonomia riconosciuta all’ordinamento sportivo, infatti, la responsabilità oggettiva trova la sua ratio nell’opportunità di assicurare il pacifico svolgimento delle attività sportive e delle competizioni agonistiche, incentivando o meglio, responsabilizzando, le società di calcio ad un controllo sui propri tesserati (dirigenti, calciatori, soci e non soci e anche contribuendo alla prevenzione di fatti violenti).

Un principio che trova fondamento, sostanzialmente, nell’esigenza di rendere effettivo e pregnante l’ impegno delle società nell’attività di prevenzione nella commissione di fatti che compromettono l’ordine pubblico al fine di assicurare il corretto svolgimento delle competizioni.

Tutto bello. Ma tutto giusto?

E’ corretto far ricadere sulle società i danni causati da terzi?

Per le leggi vigenti, si.

Ma se immaginiamo che qualsiasi malintenzionato possa vestirsi da tifoso di una squadra, creare scompiglio, e danneggiarla sportivamente, beh, allora, forse, ci vien proprio voglia di cambiarle.

E pure in fretta.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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