Fastidio. Abbiamo provato fastidio.
Quelle voci, col passare dei minuti, ci hanno infastidito sempre più.
Una cronaca faziosa resa ancora più irritante da una subdola equità apparente.
Un fastidio reso allergia dilagante dinanzi al silenzio totale rispetto ad una gestione arbitrale lontana anni luce sia dagli scritti regolamentari che da una pseudo gestione all’inglese ben presto trasformata in inequità inaccettabile.
Grandissimo Napoli in partenza.
Il pronti-via è una smentita a tutti coloro avevano ipotizzato la fine della benzina, noi in primis.
L’approccio è da grande squadra, alla faccia delle defezioni, della sfortuna, della cattiva sorte.
Si va a Milano e si prova a vincere, questo il messaggio che Spalletti riesce ad imprimere nella testa dei suoi calciatori.
Monchi di un centravanti, il Napoli fa il Napoli da subito e spaventa i milanisti che alzano la testa in curva e vedono Pulcinella che mangia il diavolo.
Venticinque minuti di gran calcio. Ma la palla non entra.
AL minuto 26° Leao in contropiede fulmineo conclude a fil di palo.
Innervosito dall’epilogo sferra un calcio alla bandierina che si frantuma.
Ammonizione non comminata.
Primo grave errore di un arbitro non all’altezza.
La gestione dei gialli è pessima.
Il rumeno dove vede e dove ceca.
Al 39° il Milan è avanti. Mario Rui e Lobotka, fino a quel momento perfetti, non abbattono uno sgusciante Brahim Diaz che innesca un fuorigioco micidiale. Bennacer la mette alle spalle di un Meret non proprio immune da colpe.
Al 68° entra Raspadori. Vedere lì un attaccante di ruolo fa tirare un sospiro di sollievo. La condizione dell’ex Sassuolo vanifica le speranze di acquisire pericolosità.
In cattedra ci sale l’arbitro che compensa l’avarizia della prima fazione di gioco con una pioggia di cartellini dispensati a raffica nella ripresa.
Ne fanno le spese pure Kim e Anguissa, assenti nella gara di ritorno.
Nonostante tutto gli azzurri continuano a crederci. Monchi, spuntati e sotto di una rete Olivera e Di Lorenzo esaltano un portiere di assoluto valore: Maignan.
Primo tempo leggendario, per le condizioni in cui eravamo.
Ripresa commovente, per la voglia di non arrendersi.
Qualificazione ancora aperta.
Con la speranza di riavere almeno Osimhen e un arbitro che non sia un pincopallo qualsiasi vestito di nero.