Da queste parti, in tanti, in passato, si sono permessi di commentare ironicamente i freddi scudetti juventini vinti e festeggiati in piazze semi-deserte e senza entusiasmo.
Sempre da queste parti, stasera, poco prima dell’inizio di un Napoli-Milan che vede i partenopei primissimi e lanciatissimi verso il terzo e meritatissimo tricolore, si assiste ad una protesta ultras che cantano e inneggiano fuori dal Maradona e scioperano all’interno dello stadio.
Uno stadio pieno ma spento, acceso solo dai colori e dal calore di uno sparuto ma festante gruppo di supportes milanisti.
Non ce ne vogliate. Stasera non racconteremo la partita.
Racconteremo una storia. Una storia triste.
La storia di una piazza esigente e pretenziosa che non merita una squadra bella come il Napoli di quest’anno.
Racconteremo l’assurda storia di una squadra che straccia un campionato, lo stesso che, per anni, lo ha visto mortificato da sconfitte ripetute, perpetuate e mortificanti.
La storia di un cielo più azzurro che, paradossalmente, non è riscaldato dal sole che solo il cuore pulsante del suo tifo saprebbe donargli.
La storia di un clima paradossale, fatto di acredini, di rivendicazioni, di lamentele e proteste, di frecciatine, di atteggiamenti ostili.
Una bellezza calcistica sporcata, macchiata, deturpata clamorosamente.
Un’atmosfera assurda alimentata nell’anno più clamoroso della storia del Napoli.
Se l’oscena prestazione degli azzurri di stasera affondi o meno spiegazioni nell’extra campo non lo sappiamo.
Ma sappiamo, per certo, che quello napoletano è un popolo bravissimo ad addobbare la festa, a fare video su Tik Tok, un popolo che è coreografico e simpatico ma che ha smesso, da un pezzo, di essere il dodicesimo.
Un pubblico che o è astioso o è silente.
Un pubblico che esalta colori e coreografie altrui.
Una platea che non è più orgoglio per nessuno di noi napoletani.
Un grande applauso, stasera, lo facciamo ai ragazzi.
Che hanno fatto sino ad oggi un cammino encomiabile ed irripetibile.
Lo facciamo a Spalletti. Che sino ad oggi ha fatto il mago in campo ma anche fuori dal campo, enfatizzando complimenti ad una cornice di pubblico che non li ha mai meritati.
Ah, dimenticavo, lo scudetto è ancora lì, a portata di mano.
Mi raccomando, che l’opera autolesionista continui.